Negli ultimi decenni, il mondo sta affrontando una crisi ambientale crescente caratterizzata da un’accelerazione dei cambiamenti climatici, una costante perdita di biodiversità, un aumento dell’inquinamento e un continuo degrado degli ecosistemi. Tutto questo, come è facile intuire, è in gran parte attribuibile alle attività umane. A partire dalla rivoluzione industriale e, con un amplificazione negli ultimi decenni, infatti, l’uomo ha drasticamente alterato gli equilibri naturali del pianeta, portandolo a raggiungere situazioni preoccupanti per la sua stessa salute.
Andiamo ora ad analizzare in dettaglio le principali conseguenze della crisi ambientale e gli effetti provocati su scala globale, con un'attenzione particolare all’impatto che ha avuto l’essere umano. Indagheremo inoltre le possibili soluzioni per mitigare tali effetti, in un'ottica di impegno collettivo e di collaborazione globale. Solo in questo modo, infatti, potremo riuscire a rallentare gli effetti della crisi ambientale, in particolare il fenomeno del cambiamento climatico.
Cambiamento climatico
Emissioni di gas ad effetto serra (GHG): l'aumento delle emissioni di gas ad effetto serra (GHG) è una delle principali cause dei cambiamenti climatici. Come si vede dal grafico, a partire dal 1950, le emissioni globali di CO2 sono aumentate in modo vertiginoso, raggiungendo livelli record nel 2024 (una riduzione apparente si è vista nel 2020, dovuta quasi totalmente alla pandemia globale). Le principali fonti di queste emissioni includono l’utilizzo di combustibili fossili, i trasporti globali e tutte le attività industriali. L'aumento della concentrazione di CO2 equivalente nell'atmosfera ha portato a un riscaldamento globale significativo, con temperature medie globali in aumento di circa 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali, in contrapposizione con le previsioni che erano state prese con l’Accordo di Parigi nel 2015.
Il riscaldamento globale ha avuto numerosi effetti negativi sul clima, come ad esempio l'aumento della frequenza e dell'intensità di eventi meteorologici estremi come uragani, ondate di calore, inondazioni e siccità. Questi eventi hanno avuto impatti devastanti sull’uomo e sulle attività umane, causando anche perdite di vite umane, danni alle infrastrutture e ingenti perdite economiche. Inoltre, un altro effetto negativo, che colpisce in modo particolare le comunità più fragili, è quello di alterare fenomeni di precipitazione, riducendo la disponibilità di acqua e di conseguenza la produzione agricola.
perdita di biodiversita'
Distruzione degli habitat: la distruzione degli habitat da parte dell’uomo è una delle principali cause della perdita di biodiversità globalmente. Negli ultimi decenni, la deforestazione, l'urbanizzazione e l'espansione agricola hanno portato alla perdita di enormi tratti di foreste, praterie e zone umide (ad esempio, l’area più colpita al mondo è quella della foresta amazzonica). Per comprendere meglio le dimensioni di questo fenomeno, dal 2010 al 2020 la perdita di foresta netta, globalmente, è stata di 4.7 milioni di ettari all’anno (https://ourworldindata.org/deforestation). Questi habitat, inoltre, sono essenziali per la sopravvivenza di molte specie e la loro distruzione ha portato all'estinzione o alla minaccia di numerose specie animali e vegetali. Un altro effetto collaterale della perdita di habitat non è solo quello di ridurre la biodiversità ma anche quello di compromettere i servizi ecosistemici naturali, come la regolazione del clima, la purificazione dell'acqua e la protezione del suolo, tutti aspetti essenziali per la vita.
Specie invasive e sovrasfruttamento: le attività umane hanno anche introdotto specie invasive in nuovi ambienti dove, naturalmente, non dovrebbero essere presenti, portando a pesanti scompensi. Infatti spesso queste nuove specie alloctone competono con le specie native per le risorse, spesso con effetti devastanti per la popolazione faunistica autoctona. Le specie invasive possono alterare gli equilibri degli ecosistemi, portando alla scomparsa delle specie native e alla riduzione della biodiversità. Inoltre, il sovrasfruttamento delle risorse naturali, come la pesca eccessiva e la caccia, ha portato alla riduzione di molte popolazioni di specie selvatiche portando anche, talvolta, alla scomparsa definita da un habitat. Questo sovrasfruttamento, oltre che sull'ambiente e sulla biodiversità, ha effetti negativi sulle economie locali che dipendono da queste risorse e su quelle globali portando ad ulteriori scompensi economici, sociali e ambientali.
inquinamento
Inquinamento atmosferico: l'inquinamento atmosferico è un problema crescente che ha gravi effetti sulla salute umana e sull'ambiente in generale. Negli ultimi anni, l'aumento delle emissioni di inquinanti come il particolato (PM - Materiale Particolato Aerodisperso), gli ossidi di azoto (NOx) e il biossido di zolfo (SO2) ha portato a un aumento delle malattie respiratorie e cardiovascolari. L'inquinamento atmosferico inoltre contribuisce alla formazione di piogge acide, che causano gravi danni agli ecosistemi terrestri e acquatici. Ad esempio, le piogge acide possono portare ad una acidificazione dei suoli, riducendo la loro fertilità e compromettendo la crescita delle piante. Inoltre, l'inquinamento atmosferico ha effetti negativi sulla qualità dell'aria che respiriamo, riducendo la qualità della vita della popolazione in generale.
Inquinamento delle acque: l'inquinamento delle acque è un grave problema ambientale che ha visto un’impennata negli ultimi anni. Le attività agricole, industriali e urbane hanno portato all'immissione di nutrienti, metalli pesanti, sostanze chimiche tossiche e plastica nei corpi idrici. Tutto questo ha causato la degradazione degli ecosistemi acquatici, la perdita di biodiversità e ha portato gravi problemi di salute per tutta la popolazione umana, soprattutto per le comunità che dipendono solamente da queste risorse idriche. Infatti, l'inquinamento delle acque può contaminare le riserve di acqua potabile, mettendo a rischio la salute delle comunità locali. L'eutrofizzazione, causata dall'eccesso di nutrienti nei corpi idrici, può portare alla proliferazione di alghe nocive, che a loro volta riducono i livelli di ossigeno nell'acqua e danneggiano la fauna acquatica.
degrado degli ecosistemi
Acidificazione degli oceani: l'aumento delle concentrazioni di CO2 equivalente nell'atmosfera ha portato all'acidificazione degli oceani, come spiegato nel paragrafo precedente, poiché una parte significativa della CO2 viene assorbita dagli oceani, formando acido carbonico. Questo processo ha ridotto il pH degli oceani, compromettendo la salute degli ecosistemi marini e, in particolare, delle barriere coralline, che sono habitat cruciali per molte specie marine. Un esempio di questo è visibile nel grafico riportato di seguito, dove viene indicato il pH dell’Oceano Pacifico registrato nella stazione Aloha alle Hawaii, che mostra una significativa acidificazione a partire dal 1988 (https://ourworldindata.org/grapher/seawater-ph). L'acidificazione degli oceani può ridurre la capacità di molti organismi marini, tra cui, ad esempio, coralli e molluschi, di formare gusci e scheletri, mettendo a rischio l'intero ecosistema marino. Oltre a questo, l'acidificazione può alterare il comportamento e la fisiologia di molte specie marine, con conseguenze imprevedibili per la biodiversità marina.
Desertificazione: la desertificazione è un processo di degrado del suolo che porta alla riduzione della produttività agricola e alla trasformazione delle terre fertili in desertificate e non più adatte alla coltivazione, portando a notevoli problemi economici, sociali e ambientali. Ultimamente, la desertificazione è stata accelerata dalle attività umane come la deforestazione, il pascolo eccessivo e le pratiche agricole non sostenibili. Questo fenomeno, come si può intuire, ha gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e il sostentamento di tutta la popolazione, e in particolar modo per le comunità rurali e più fragili. La desertificazione riduce la capacità delle terre di mantenere la vita vegetale e animale, aumentando la vulnerabilità agli eventi climatici estremi e riducendo la loro resilienza.
com'e' la situazione in italia riguardo la crisi ambientale ?
L’Italia è in uno stato di calamità permanente e ciò è dovuto alla debolezza del suolo, al continuo consumo di risorse e all’avanzare inesorabile della cementificazione. In Italia negli ultimi anni il clima sta diventando tropicale, ma questo non significa semplicemente che le temperature stanno aumentando o che alcune regioni stanno sperimentando un incremento delle precipitazioni. Infatti un clima tropicale non implica necessariamente temperature costantemente elevate né piogge incessanti. La tropicalizzazione del clima italiano, invece, si manifesta attraverso una serie di effetti distinti, che includono, ad esempio, una diversa distribuzione delle piogge durante l'anno, una maggiore intensità delle precipitazioni, un aumento delle temperature medie, una maggiore durata dei periodi siccitosi e l'incremento di fenomeni meteorologici un tempo rari, come i cicloni simil-tropicali. Un’indagine ISTAT del 2023 (https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/07/TODAY_PREOCCUPAZIONI_AMBIENTALI_2023.pdf) riporta che i cambiamenti climatici rappresentano la principale preoccupazione ambientale per la popolazione italiana. Più della metà delle persone di età pari o superiore a 14 anni (58,8%) considera i cambiamenti climatici come la questione ambientale più urgente. Seguono i problemi legati all'inquinamento dell'aria, segnalati dal 49,9% della popolazione. Al terzo posto, con una leggera differenza, si trova la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti, che interessa il 38,9% delle persone di 14 anni e più. L'inquinamento delle acque (38%) e l'effetto serra insieme al buco dell'ozono (33,1%) sono percepiti come ulteriori fattori di rischio ambientale a livello globale.
Il responsabile clima ed energia del WWF International e Presidente della COP20 ha dichiarato che ”è necessario che almeno il 50% del totale degli stanziamenti pubblici per il clima, nell’ambito degli impegni sanciti dall’Accordo di Parigi, sia dedicato all’adattamento come finanziamento a fondo perduto per aiutare i Paesi vulnerabili” per far si che ciò che è stato stabilito nella COP28 sia raggiunto e porti a risultati efficaci e tangibili (https://www.wwf.it/pandanews/clima/il-nuovo-report-unep-sul-divario-di-adattamento-climatico/).
In conclusione, la crisi ambientale che stiamo vivendo ci mostra direttamente l’impatto devastante delle attività umane su tutti gli ecosistemi del pianeta. Le emissioni di gas ad effetto serra, la distruzione degli habitat, l'inquinamento e il degrado degli ecosistemi sono tutte conseguenze dirette delle azioni umane. Solo attraverso un'azione concreta, determinata e collettiva possiamo sperare di mitigare gli effetti della crisi ambientale e garantire un futuro sostenibile per le prossime generazioni.
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