A partire dalla rivoluzione industriale, si è sviluppato globalmente un modello economico caratterizzato da un consumo crescente di risorse naturali (soprattutto non rinnovabili), che ha portato ad un significativo impatto ambientale. L'aumentare della produzione globale dovuto anche all'aumento della popolazione mondiale, ha fatto alzare il livello di CO2 globale a livelli mai raggiunti precedentemente. Per capire meglio questo concetto, vediamo il grafico riportato di seguito (https://ourworldindata.org/grapher/global-fossil-fuel-consumption) che mostra il consumo globale di combustibili fossili dal 1800 al 2023. Si nota l’aumento esponenziale delle tre risorse primarie, ovvero il gas, il petrolio e il carbone. Il valore nel 2023, dopo un apparente diminuzione nel 2020, dovuta alla pandemia mondiale, è il più alto mai registrato.
In quest’ottica, entra in gioco il concetto di economia circolare che si pone come alternativa all’utilizzo indiscriminato di materie prime. Indica un processo economico pensato per rigenerarsi da solo, rendendolo così sostenibile.
L'economia circolare è un modello economico progettato per minimizzare gli sprechi e massimizzare l'utilizzo delle risorse. A differenza dell'economia lineare tradizionale, che segue il modello “utilizza e smaltisci”, l'economia circolare si concentra sul mantenimento del valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse il più a lungo possibile.
In questo modo, grazie a questo approccio, si cerca di creare un sistema più sostenibile e rigenerativo, che imita i cicli naturali, promuovendo il completamento dei cicli di vita dei prodotti attraverso il design sostenibile, il riutilizzo e il riciclo. Questo modello non solo mira a ridurre l'impatto ambientale, ma può anche offrire nuove opportunità economiche e sociali.
Il concetto di economia circolare si fonda su diversi principi. Andiamo ora a scoprirli e a comprenderli nel dettaglio.
Design sostenibile
Progettare e produrre prodotti che siano facili da riparare e modificare è essenziale per prolungare il loro ciclo di vita. Questo principio incoraggia l'uso di materiali di alta qualità e tecniche di design modulare e innovativo.
Riutilizzo e riciclo
Il riutilizzo di prodotti e materiali è fondamentale per ridurre la produzione dei rifiuti. Le aziende possono implementare programmi di ritiro e riciclo, incentivando i consumatori a restituire i prodotti a fine vita.
Innovazione nei modelli di business:
Questi modelli offrono alternative al possesso tradizionale, incentivando l'uso efficiente delle risorse. Ad esempio, tra questi figurano modelli di business circolari, come il leasing e la sharing economy,
Energia rinnovabile
L’utilizzo di fonti di energia rinnovabile è fondamentale per ridurre l'impronta carbonica (Carbon Footprint) dei processi produttivi. Dovrebbero essere implementate soluzioni energetiche sostenibili come il solare e l'eolico. Il grafico di seguito mostra l’utilizzo delle energie rinnovabili nel mondo, a confronto con l’energia nucleare e l’energia derivante da combustibili fossili, per la produzione di energia elettrica.
BENEFICI DELL'ECONOMIA CIRCOLARE
Vediamo ora gli aspetti positivi e i benefici generati dall'applicazione del concetto di economia circolare:
Ambientali: riduzione dei rifiuti e dell'inquinamento, conservazione delle risorse naturali, e diminuzione delle emissioni di gas serra. l'economia circolare contribuisce a mitigare i cambiamenti climatici e a preservare la biodiversità.
Economici: creazione di nuove opportunità di business, risparmio sui costi di produzione, e stimolo all'innovazione. le aziende possono ottenere vantaggi competitivi adottando pratiche sostenibili che attraggono consumatori attenti all'ambiente.
Sociali: creazione di posti di lavoro e miglioramento della qualità della vita attraverso prodotti più sostenibili. L'economia circolare può promuovere l'inclusione sociale e la partecipazione comunitaria.
Ci sono tuttavia anche diverse sfide e ostacoli che devono essere superati per applicare fino in fondo questo “pensiero” così importante.
Un problema, ad esempio, sono le barriere culturali, infatti la transizione verso un'economia circolare richiede un cambiamento di mentalità e di modo di agire sia da parte dei consumatori che delle aziende. In tal senso l’educazione e la sensibilizzazione sono fondamentali per superare queste barriere.
Un altro ostacolo è l’inadeguatezza delle infrastrutture, sono necessari investimenti in nuove tecnologie e impianti per supportare la transizione verso l’economia circolare. Inoltre l’assenza di normative e politiche dedicate a questo concetto non aiuta la transizione. Sono infatti essenziali per incentivare le pratiche circolari e per supportare l'innovazione e la sostenibilità.
Oggi diverse aziende, anche multinazionali, hanno implementato con successo modelli di economia circolare, dimostrando gli effetti positivi di questo concetto. Un esempio è quello del bambù e di come il suo utilizzo possa contribuire all'economia circolare. Infatti la produzione di crediti di carbonio e di materiali sostenibili dimostra come le risorse naturali possano essere utilizzate in modo efficiente e produttivo per le aziende.
Per quanto riguarda l’Unione Europea, è stato adottato un piano d'azione per l'economia circolare che mira, in senso generale, a rendere i prodotti più sostenibili e a ridurre i rifiuti. Tra le azioni previste, ci sono misure per migliorare il design dei prodotti, aumentare il riciclo e promuovere l'innovazione aziendale.
Molte città stanno implementando strategie per diventare più sostenibili e favorire il processo di economia circolare, promuovendo il riciclo, il compostaggio e la riduzione dei rifiuti.
L'ECONOMIA CIRCOLARE IN ITALIA
Come specificato nel rapporto annuale curato dal Circular Economy Network, in collaborazione con Enea, “Rapprto sull’Economia circolare in Italia” (https://circulareconomynetwork.it/rapporto-sulleconomia-circolare-in-italia-2024/) del 2024, si conferma il primato dell’Italia in termini di economia circolare, seguita da Germania, Francia, Polonia e Spagna.
L’Italia risulta prima in classifica per il tasso di riciclo dei rifiuti. Nello specifico, nel 2021 il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio è del 71,7%, 8% in più della media dell’Unione Europea. Inoltre, il riciclo dei rifiuti urbani in Italia è cresciuto del 3,4% tra il 2017 e il 2022, raggiungendo il 49,2%, mentre la media UE è del 48,6%. Nel 2022, inoltre, la produttività delle risorse in Italia ha generato, per ogni chilo di risorse consumate, 3,7€ di PIL, +2,7% rispetto al 2018. In confronto, la media UE, nel 2022, è 2,5 euro/kg.Per ciò che concerne il tasso di utilizzo circolare di materia, cioè il rapporto tra l’uso di materie prime seconde generate col riciclo e il consumo complessivo di materiali, l’Italia conferma la sua posizione nel 2022, con un valore pari al 18,7%.
Un lato negativo però, ad esempio, è il consumo dei materiali in Italia. Nel 2022 è stato di 12,8 tonnellate/abitante, minore della media europea (14,9 t/ab) ma in crescita (+8,5%) rispetto alle 11,8 t/ab del 2018. Ancora, sempre nel 2022, la dipendenza dalle importazioni di materiali dell’Italia (46,8%) è più del doppio della media europea (22,4%), anche se in calo (-3,8%) rispetto al 2018. Nell'immagine di seguito sono riportate le percentuali, in Italia, di quota di riciclo complessiva e tasso di uso circolare di materia.
Per concludere, la transizione verso l'economia circolare è un cammino lungo e complesso, ma offre una possibilità per garantire un futuro sereno alle generazioni future, in linea con i principi generali della sostenibilità. Richiede un impegno collettivo da parte di governi, aziende, consumatori e cittadini privati. Senza la collaborazione globale sarà impossibile raggiungere tale scopo.
La transizione verso questo modello è essenziale per affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche del nostro tempo.
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