Negli ultimi anni, la sostenibilità ambientale è diventata una priorità globale, spingendo governi e aziende a rivedere le proprie pratiche e politiche. Questo ha portato allo sviluppo di normative specifiche volte a garantire un approccio più responsabile e trasparente verso l'ambiente. Tuttavia, parallelamente a questi sforzi, è emerso il fenomeno del greenwashing, che rappresenta una sfida significativa nel contesto della comunicazione ambientale.
Di seguito è riportata un'immagine che mostra alcuni standard internazionali riferiti alla sostenibilità.
Normativa sulla sostenibilitA'
(Sostenibilità e greenwashing - normativa di riferimento)
Riguardo questi temi (sostenibilità e greenwashing - normativa di riferimento) la normativa di riferimento si articola, come è facile intuire, sui tre pilastri fondamentali della sostenibilità stessa: ambientale, sociale ed economico (ESG). A livello europeo, il Green Deal europeo costituisce il quadro di riferimento principale, con l'obiettivo di raggiungere NET ZERO, ovvero le zero emissioni nette di carbonio, entro il 2050. Questo ambizioso piano include una serie di regolamenti e direttive, come il Regolamento UE 2020/852 sulla tassonomia delle attività economiche sostenibili, che definisce criteri chiari per determinare se un'attività economica può essere considerata sostenibile.
In Italia, il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) delinea strategie per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra (GHG), per promuovere l'efficienza energetica e incrementare l'uso di energie rinnovabili. Queste misure sono supportate da incentivi fiscali e finanziamenti per progetti che contribuiscono alla sostenibilità ambientale.
CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive
La nuova direttiva integra il report di sostenibilità nella relazione finanziaria annuale, eliminando la possibilità di presentare le informazioni di sostenibilità in un documento separato. Essa richiede inoltre un’analisi di doppia materialità, che combina la materialità finanziaria con quella degli impatti ESG (ambientali, sociali e di governance).
La direttiva entrerà in vigore nel 2024 e interesserà le aziende già obbligate a pubblicare la Dichiarazione Non Finanziaria (NFD), ossia quelle con almeno 500 dipendenti e un fatturato netto annuo di almeno €50 milioni.
Sono previsti ampliamenti progressivi, in particolare:
Dal 2025, saranno coinvolte le grandi aziende con almeno 250 dipendenti e un fatturato netto annuo di almeno €40 milioni.
Dal 2026, le PMI quotate con più di 50 dipendenti e un fatturato netto annuo superiore a €10 milioni.
Dal 2028, le filiali di imprese extra-UE con un fatturato netto annuo di almeno €150 milioni nell’UE
Come anticipato, per un’organizzazione, redarre il bilancio di sostenibilità e definire una strategia di decarbonizzazione significa contribuire in maniera attiva alla transizione energetica ed essere conformi alle normative stabilite dall’Unione Europea. Infatti è stata recepita in Italia la Direttiva 2022/2464/UE (anche nota come Corporate Sustainability Reporting Directive o CSRD), relativamente alla rendicontazione societaria di sostenibilità che definisce gli obblighi di stesura del report.
Nell'immagine seguente sono riportate le differenze tra la NFRD (Non Financial Reporting Directive) e la CSRD.
Due diligence sociale e ambientale: la direttiva CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive)
Questa direttiva impone alle aziende di risolvere gli impatti negativi generati lungo la propria catena del valore, che include non solo la vendita e la produzione del prodotto, ma anche le attività di marketing, distribuzione e smaltimento.
Oltre all’obbligo di mitigare i rischi sviluppando politiche specifiche, richiede di rendere pubblici gli impegni presi e di valutarne l'efficacia almeno una volta all’anno. In caso di inadempienza, sono previste severe sanzioni, tra cui multe fino al 5% del fatturato netto mondiale.
La direttiva entrerà in vigore nel 2025 e, a differenza della CSRD, non prevede ancora ulteriori ampliamenti.
I destinatari della CSDDD comprendono:
- Imprese UE con più di 250 dipendenti e un fatturato netto annuo di almeno €40 milioni.
- Società madri con più di 500 dipendenti e un fatturato netto mondiale di almeno €150 milioni.
- Imprese non UE con un fatturato netto annuo superiore a €40 milioni nell’UE.
- Società madri non UE con più di 500 dipendenti e un fatturato netto mondiale di più di €150 milioni, di cui almeno €40 milioni nell’UE.
Standard europei per la rendicontazione sulla sostenibilità - ESRS (European Sustainability Reporting Standard)
Gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) entreranno in vigore nel 2024 e coinvolgeranno tutte le aziende soggette alla direttiva CSRD.
Questi standard stabiliscono criteri di rendicontazione condivisi e comparabili per tutti gli Stati membri. Sono allineati con le normative europee e i principali organi internazionali (come il GRI), fornendo linee guida su temi e indicatori che le aziende devono includere nei rapporti di sostenibilità, come il cambiamento climatico, la gestione delle risorse idriche, la biodiversità, i diritti umani e le pratiche lavorative.
Gli ESRS introducono anche il concetto di doppia materialità, estendendo il perimetro di reporting di un'azienda a tutta la sua catena del valore, con un impatto significativo sulla portata, il volume e la precisione delle informazioni da divulgare.
Greenwashing: una sfida complessa
Il greenwashing si verifica quando un'azienda o un'organizzazione comunica un'immagine ingannevolmente positiva del proprio impatto ambientale, senza che vi sia un reale impegno verso pratiche sostenibili. Questo fenomeno non solo diminuisce la fiducia dei consumatori, ma può anche distorcere il mercato, penalizzando le aziende che investono realmente nella sostenibilità.
Per contrastare il greenwashing, l'Unione Europea ha introdotto normative più rigorose sulla trasparenza delle comunicazioni ambientali. Il Regolamento UE 2019/2088 sulla divulgazione delle informazioni relative alla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari impone alle aziende di fornire dati chiari e verificabili sulle proprie pratiche ambientali. Le aziende che non rispettano questi requisiti possono essere soggette a sanzioni. Inoltre è stata pubblicata la Direttiva 2024/825 del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 febbraio 2024 che modifica le direttive 2005/29/Ce e 2011/83/Ue per quanto riguarda la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell'informazione.
La Direttiva 2024/825 punta a:
vietare comunicazioni su temi ambientali che risultino generiche e ingannevoli;
vietare l'obsolescenza precoce programmata intesa come «politica commerciale che comporta la pianificazione o la progettazione deliberata di un prodotto con una durata di vita limitata, affinché giunga prematuramente ad obsolescenza o smetta di funzionare dopo un determinato periodo o dopo un’intensità d'uso predeterminata»
Per concludere, la normativa sulla sostenibilità, insieme alle misure contro il greenwashing rappresentano un passo cruciale verso un futuro più sostenibile e responsabile. Le aziende sono chiamate a rispettare questi standard non solo per conformarsi alle leggi, ma anche per contribuire attivamente alla protezione dell'ambiente e per mantenere la fiducia dei consumatori. In un contesto in cui la consapevolezza ambientale è in costante crescita, l'adozione di pratiche sostenibili non è solo un obbligo legale, ma anche un impegno etico e strategico.
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